mercoledì 7 gennaio 2009

Recensione: Tenchu Z

Ecco a voi la recensione del capitolo per Xbox 360, pubblicata a suo tempo di Spaziogames. Ho finito il gioco più volte e sbloccato tutti e 1000 i punti, però nel complesso la mia valutazione rimane invariata rispetto a quella data nel luglio del 2007.



E’ giunto il momento di sbarcare nella next generation anche per una storica saga di stealth game, quel Tenchu che quasi dieci anni fa ci insegnò per la prima volta il fascino dell’infiltrazione silenziosa, l’arte di cogliere alle spalle i nemici... insomma, la dura vita del ninja. Un decennio di vita non è poco per un videogioco, segno dell’esistenza di un certo pubblico che ama la saga e acquista ogni nuovo capitolo, nonostante ogni capitolo si differenzi poco o nulla da quelli precedenti.


Una nuova generazione di ninja

Nel secondo capitolo della saga (Tenchu 2 – Birth of the Stealth Assassin) ci veniva narrato di come il clan ninja degli Azuma sia stato sterminato ed i due protagonisti della serie, Rikimaru ed Ayame, siano gli unici sopravvissuti. Ma un clan di soli due elementi non ha evidentemente molto futuro: ecco dunque che gli Azuma, sotto la guida di Rikimaru, risorgono a nuova vita facendo scendere in campo forze inedite. Naturalmente a questo punto tocca al giocatore, che grazie all’editor può creare da zero il proprio personaggio prima di lanciarlo nelle varie missioni che gli verranno sottoposte. L’editor di partenza è molto scarno e presenta pochissime opzioni (è però possibile creare due sosia perfetti di Rikimaru e Ayame), ma una volta cominciato il gioco sarà possibile guadagnare crediti nel corso delle missioni e grazie agli stessi acquisire nuovi elementi di customizzazione. Si parla di decine di abiti, oggetti, pettinature, gadget e abilità. Ogni ninja può venire dunque personalizzato non solo dal punto di vista estetico, ma anche per quanto riguarda le prestazioni: tre sono i valori di riferimento, Vitalità, Forza ed Agilità, che permettono di dare vita ad un personaggio più portato allo stealth oppure al combattimento. Un bel passo in avanti rispetto al passato, se consideriamo che la serie non aveva mai permesso personalizzazioni di questo tipo. Peccato che sia anche l’unico elemento di vera novità. Inoltre dispiace che all’editor del personaggio non ne sia stato affiancato uno dei livelli, che ai tempi di Tenchu 2 (e si parla della prima Playstation) aveva riscosso ottimi consensi.

Un ninja alle prime armi
La modalità off-line prende le mosse dal villaggio del clan Azuma, nel quale possiamo visitare il negozio per acquistare nuove abilità od oggetti, o parlare con Rikimaru per farci assegnare una nuova missione (purtroppo di Ayame non c'è traccia), oppure affrontare nuovamente una delle precedenti. Il gioco mette a disposizione ben cinquanta missioni, una cifra considerevole, che però evidenziano a breve una certa ripetitività, dato che si svolgono tutte nelle stesse locazioni: forse sarebbe stato meglio inserirne un numero inferiore, ma maggiormente curate, sia nelle ambientazioni che nella varietà. I compiti sono sostanzialmente sempre gli stessi: uccidere o salvare un determinato obiettivo, recuperare un oggetto, seguire un soggetto e poco altro. Al giocatore spetta solo la scelta di come affrontare la missione, se nascondersi nelle ombre oppure adottare un approccio più diretto: le sentinelle possono essere solo stordite, oppure uccise senza pietà, facendo però attenzione a non coinvolgere innocenti. Alla fine di ogni prova si viene giudicati in base al nostro comportamento, ma non è troppo difficile raggiungere sempre il massimo livello. Per quanto riguarda l’infiltrazione silenziosa, il giocatore viene agevolato dal consueto indicatore che segnala il nostro grado copertura (quanto siamo visibili al nemico), il rumore generato muovendoci e la vicinanza dalla sentinella più vicina. Oltre a questi c’è un quarto elemento da tenere sempre presente, e cioè l’odorato: infatti nei livelli esiste sempre la possibilità di entrare in contatto con carcasse, o con semplice acqua sporca. L'odore emanato dal nostro personaggio qualora entri in contatto con detti inconvenienti, lo rende maggiormente esposto ad essere individuato, quindi è opportuno trovare un modo per ripulirsi. Una novità indubbiamente interessante, che però ha un impiego troppo marginale per incidere davvero.

La rilassante vita del ninja

Esistono vari modi di prendere alla sprovvista le sentinelle: strisciando loro alle spalle, sorprendendoli dietro ad un angolo, piombando loro dall’alto oppure trafiggendoli attraverso le sottili pareti di carta di una casa giapponese. Se per disgrazia si viene scoperti, ci sono due alternative: affrontarle, con il rischio che giungano altri nemici a dargli man forte, oppure fuggire. Purtroppo l’I.A. degli avversari risulta davvero tragica, così basta allontanarsi anche di poco dall’area di azione delle sentinelle perché queste perdano le nostre tracce e ritornino tranquillamente nelle loro precedenti posizioni, come se non fosse successo nulla. Per non parlare del fatto che spesso non notano i cadaveri dei compagni abbandonati in mezzo alla strada, salvo riuscire talvolta a percepire la nostra presenza attraverso pareti e finestre, vanificando senza ragione apparente il nostro approccio discreto.
Quando invece, per scelta o per necessità, ci si trova a dover combattere, l’ostacolo maggiore è rappresentato da comandi poco pratici e dalla scarsa varietà delle mosse, che rendono ben presto gli scontri di una noia indescrivibile. In qualche modo il non seguire la via dello stealth riduce drasticamente la validità di Tenchu Z, che a tutti gli effetti conferma di non essere un titolo action. Molto più pratici i comandi di infiltrazione, che permettono di saltare, nuotare, arrampicarsi su tetti e muri (con l’aiuto dell’indispensabile rampino), strisciare sotto i pavimenti, appiattirsi contro le pareti, accovacciarsi e muoversi silenziosamente per sorprendere il nemico, che a seconda della posizione può essere sopraffatto o ucciso in una discreta varietà di maniere. Per essere goduto appieno, dunque, il titolo di From Software va giocato nella modalità prevista dai programmatori: vestire i panni di un ninja, agire con discrezione ed eliminare i nemici avvalendosi dei mille gadget acquistabili dal negozio è un approccio in grado di regalare molta soddisfazione al giocatore. Se però non si adotta questo tipo di approccio quel che resta è uno stealth/action facile e banalotto, assolutamente incapace di regalare un grado di sfida degna di questo nome. Come in ogni capitolo di Tenchu, non esistono save point all’interno delle missioni che, una volta intraprese, vanno completate nella stessa sessione di gioco, pena la perdita di tutti i bonus acquisiti in quel livello.

Tecniche dal passato

A livello tecnico Tenchu Z si presenta come un capitolo della vecchia PS2 portato in alta risoluzione. Il livello di dettaglio è molto basso, ma nel complesso le ambientazioni riescono a trasmettere un certo fascino, almeno all’inizio: poi ci si rende conto di muoversi sempre e solo in un numero limitato di ambientazioni, ed allora si comincia ad essere un po’ meno accondiscendenti. Stesso discorso per i nemici: un bel campionario di samurai, arcieri, ninja, monaci che dopo un po’ finiscono per essere sempre gli stessi.
Molto buono, come detto prima, il grado di personalizzazione del nostro personaggio, del quale è davvero possibile modificare quasi tutto. Rispetto al passato si segnalano anche un numero maggiore di mosse ed animazioni disponibili, con le uccisioni che variano a seconda del contesto in cui si effettuano. Numerose le cut scenes, ma mentre quelle in cg risultano discretamente realizzate, quelle (più numerose) che sfruttano invece il motore di gioco appaiono desolatamente spoglie e con chicche del tipo personaggi che parlano senza muovere la bocca. Insomma, dal punto di vista grafico Tenchu Z è un gioco di due generazioni fa. Dell’IA ho già detto. Resta da ricordare una colonna sonora anonima ma non brutta; inoltre Microsoft (che distribuisce il gioco in Italia) ha fortunatamente pensato bene di lasciare il parlato in giapponese, opportunamente sottotitolato in italiano. Sembra poco, ma data l’ambientazione rende tantissimo in termini di atmosfera sentire i personaggi parlare nella loro lingua originale piuttosto che in inglese… o peggio! La longevità varia di molto in base alle vostre attitudini: se non vi stancate prima, 50 missioni più l’opzione per il Live possono impegnare e divertire per parecchio tempo. In particolare le missioni in Live prevedono la possibilità di coinvolgere fino a quattro giocatori, che possono collaborare tra loro oppure gareggiare a chi effettua il maggior numero di uccisioni.

Gioco a Tenchu fin dal primo capitolo, uscito nel 1998 sulla vecchia Playstation, e per qualche ragione, ancora non mi sono stancato della saga. Sarà per un gameplay ormai consolidato, sarà per un’ambientazione sempre affascinante e forse anche per una certa tendenza a perdonarne i difetti, però ancora oggi riesco a divertirmi ad ogni nuovo episodio della saga.
Tuttavia non posso non riconoscere come a quasi dieci (e sottolineo dieci) anni di distanza questo Tenchu Z si presenti quasi identico al primo capitolo, nel gameplay ma paradossalmente anche nell’impatto grafico (fatte le debite proporzioni, ovviamente), risultando di fatto inadeguato alla nuova generazione di console, che non sfrutta minimamente. Avrebbero almeno potuto ripresentare l’editor di missioni, che tanto era piaciuto in Tenchu 2 e che avrebbe potuto entusiasmare le sfide via Live, ma non c’è nemmeno quello.
In definitiva, dunque, Tenchu Z rimane un discreto stealth game, in grado di divertire ancora oggi ma solo se si è disposti ad accettarne gli ormai numerosi limiti. Microsoft ha fatto un buon lavoro di adattamento, ma francamente pagare a prezzo intero un titolo simile mi sembra davvero troppo…



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